Vai al contenuto principale
Logo Fineco Bank

Pensione: numeri alla mano, l’azionario è il tuo alleato

Data pubblicazione: 10 giugno 2025

Autore:

TrueNumbers.it per Fineco Bank
Rappresentazione visiva dell'articolo: Pensione: numeri alla mano, l’azionario è il tuo alleato
  1. Sempre più lavoratori affidano il proprio Tfr ai fondi (e non lo lasciano in azienda)
  2. Gli investimenti azionari hanno visto rendimenti più alti della rivalutazione standard
  3. Nel lungo periodo il mercato azionario offre rendimenti migliori di ogni alternativa


TFR NEI FONDI PENSIONE: MEGLIO QUELLI AZIONARI

I rendimenti hanno sempre superato le rivalutazioni legali

La scelta peggiore è il parcheggio nella liquidità


I rendimenti a confronto negli ultimi anni...


2ea2e025-d2f9-4e54-993f-23df133a4b24_20250606.webp

...e tra il 2004 e il 2024

f77f7cc5-496d-4aa3-aa08-fa0ad1c432ba_20250606.webp

Fonte: Covip


Tra i molti luoghi comuni diffusi nel mondo dell’economia e della finanza c’è quello per cui gli investimenti in titoli azionari sono realizzati per “speculare” e avere guadagni facili di breve periodo. Altri pensano che sia una modalità per accrescere e salvaguardare i patrimoni personali, i risparmi o le eredità. Raramente si pensa che sia soprattutto lo strumento più giusto per poter contare su una pensione dignitosa. Guardiamo i numeri.

Sempre più aderenti ai fondi complementari


Partiamo dai 9,3 miliardi di disavanzo previsto per il 2025 dall’Inps dopo il trasferimento di 164,7 miliardi da parte dello Stato. Passiamo a una spesa pensionistica pari al 15,3% del Pil (secondo la Ragioneria Generale è la più alta d’Europa) che salirà al 17,1% nel 2040. Aggiungiamo il fatto che proprio nel 2040 il rapporto tra pensione e ultimo stipendio (il tasso di sostituzione) sarà inferiore al 70% mentre nel 2020 era dell’81,5%. E finiamo considerando che nei prossimi 15 anni la crisi demografica porterà il rapporto tra gli italiani over 65enni e quelli in età da lavoro, tra 15 e 64 anni, dal 39% attuale al 57%.


È a causa di questi numeri che dal 2007 è consentito ai dipendenti di destinare il proprio Tfr a un fondo di previdenza complementare invece di lasciarlo liquido in azienda. Questo significa sperare di vedere il proprio capitale crescere più di quello che consentirebbe la rivalutazione standard di legge, che comprende un tasso fisso dell’1,5% più uno corrispondente al 75% dell’inflazione annua. Ad avere aderito a uno dei 302 fondi (dati Covip di fine 2023), infatti, sono stati sempre più italiani negli anni, si è passati dai 6,5 milioni di lavoratori di fine 2014 agli 11,1 milioni di fine 2024. Ancora maggiore è stato l’incremento delle risorse destinate a tali fondi, che nello stesso periodo sono cresciute da 130,9 a 242,8 miliardi di euro.

I rendimenti del 2024 a confronto


I fondi hanno mantenuto le proprie promesse? Hanno avuto rendimenti maggiori di quelli della rivalutazione standard? Non sempre, non tutti, ma quelli azionari certamente sì.


Andiamo con ordine: nel 2024 secondo Covip, la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, la rivalutazione per legge del Tfr è stata dell’1,9%, superiore all’inflazione dell’1,1%, ma inferiore, per esempio, al rendimento medio netto dei fondi pensione aperti. Sono quelli istituiti da banche, compagnie di assicurazione, società di gestione del risparmio (Sgr) e società di intermediazione mobiliare (Sim) ai quali si può accedere sia livello aziendale che individuale e cui hanno aderito 2,1 milioni di lavoratori, di cui molti, circa 900 mila, autonomi. Mediamente l’anno scorso hanno reso il 6,5%, ma tra questi le linee che investono nell’azionario sono arrivate al 10,4%. Sono state quindi molto più convenienti delle altre linee degli stessi fondi aperti, quelle garantite, che, appunto, garantiscono la restituzione del capitale, e hanno reso il 3,1%, o obbligazionarie, 2%.

L’azionario vince anche e soprattutto nel lungo periodo


Naturalmente stiamo parlando di investimenti per il futuro, a lunga scadenza, i dati vanno quindi osservati con un orizzonte di molti anni. Anche solo due o tre sarebbero riduttivi, perché potrebbero includere periodi eccezionali, come è il caso del 2021-2024.


È molto più corretto guardare al lungo periodo, per esempio, sempre secondo Covip, nei 10 anni tra 2014 e 2024 i rendimenti azionari sono stati gli unici capaci di superare, e di molto, la rivalutazione standard e l’inflazione. I primi sono stati del 4,7% annuo nel caso dei fondi aperti, a fronte di un aumento medio annuo dei prezzi dell’1,9%, che ha generato una rivalutazione dei Tfr lasciati in azienda del 2,4% all’anno.


In particolare per tutti coloro, ormai quasi metà dei lavoratori, che non lasciano il proprio trattamento di fine rapporto alle imprese, le linee azionarie si sono rivelate l’unico modo per non perderci rispetto a coloro che hanno fatto la scelta opposta. Basti osservare, per esempio, il rendimento netto solo dello 0,4% annuo delle linee garantite dei fondi aperti, quelle che, appunto, garantiscono la restituzione del capitale. Ancora peggiore, zero, e, quindi, negativo dell’1,8% all’anno in termini reali, sarebbe stato quello di una somma lasciata completamente liquida senza remunerazione del capitale, in balia dell’inflazione.

La scelta che devono fare i lavoratori


Risultati simili si trovano anche se si va più indietro, nei 10 anni precedenti, tra 2004 e 2014, le linee azionarie dei fondi aperti avevano ottenuto i risultati più positivi. Il loro +3,6% annuo netto era stato superiore rispetto al +2,6% delle linee garantite, del +3% di quelle obbligazionarie pure e soprattutto alla rivalutazione per legge del 2,5% annuo.


Questi sono i numeri, si deve sottolineare, di un periodo che include il crollo delle borse mondiali ed anche italiane nel 2008, in seguito al fallimento di Lehman Brothers, eppure, nonostante ciò, l’investimento in azioni si è rivelato vincente.


I lavoratori di oggi, quindi, sono ora davanti a una scelta: se lasciare i propri redditi futuri nelle sole mani delle aziende e dell’Inps, cui vanno i Tfr lasciati in aziende con più di 50 addetti, con le regole e i problemi strutturali che l’Inps ha, o affidarsi, almeno in parte, anche al mercato, alla diversificazione che questo può offrire. La seconda opzione ha dimostrato per ora di essere la migliore.


Bisogno di una consulenza?

Questo articolo ti è piaciuto?

Disclaimer

Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. I contenuti degli articoli pubblicati sul presente sito sono redatti da Financialounge.com, dal content team di Wealthype.ai o TrueNumbers.it. Fineco non si assume alcuna responsabilità in merito alla correttezza, completezza e veridicità delle informazioni fornite. Il contenuto degli articoli pubblicati sul sito Fineco non rappresenta in alcun modo una ricerca in materia di investimenti, né un servizio di consulenza in materia di investimenti nè attivita' di offerta al pubblico di strumenti finanziari. Eventuali decisioni che ne conseguono sono da ritenersi assunte dal cliente in piena autonomia ed a proprio rischio. Fineco declina ogni responsabilità circa eventuali danni lamentati in conseguenza delle decisioni di investimento assunte.

Rinaldo Arrabito

Private Banker
Ufficio

Piazza Velasca 10
20122, Milano

Telefono

Mostra numero di telefono

Email

Mostra e-mail

Informative

COPYRIGHT © 2025

  • All Rights Reserved
  • Fineco Bank S.p.A.
Disclaimer

Le informazioni contenute nel presente sito internet sono curate da Rinaldo Arrabito e non costituiscono in alcun modo raccomandazioni personalizzate rispetto alle caratteristiche del singolo lettore e potrebbero non essere adeguate rispetto alle sue conoscenze, alle sue esperienze, alla sua situazione finanziaria ed ai suoi obiettivi di investimento. Le informazioni contenute nel presente sito internet sono da intendersi a scopo puramente informativo. Trattasi di informazione standardizzata rivolta al pubblico indistinto (cfr. art 69, comma 1, punto c, Regolamento Emittenti Consob e considerando n.79 della direttiva Mifid 2006/73/CE), con lo scopo di offrire un supporto informativo e decisionale ai propri lettori e ai clienti mediante l’elaborazione di un flusso informativo di testi, dati, notizie, ricerche e analisi attraverso le varie pubblicazioni. FinecoBank S.p.A. non si assume alcuna responsabilità in merito alla correttezza, alla completezza e alla veridicità delle informazioni fornite.